Questa è la storia di una mamma che ha combattuto in ospedale insieme a sua figlia. Ecco cosa è accaduto.
Le difficoltà di un parto
Molto spesso, contrariamente a ciò che si pensa, la gravidanza per una donna non è tutta rosa e fiori.
Uno dei problemi che potrebbe presentarsi con più facilità, è quello di una nascita prematura.
Questo rappresenta un problema in quanto, nascendo prima delle 37 settimane di gestazione, il nascituro al suo interno ha la maggior parte degli organi che sono immaturi, sottosviluppati al momento della nascita. Ciò molto probabilmente comporterà difficoltà respiratorie e di alimentazione, e possibilità anche di avere emorragie cerebrali, infezioni e problemi di sviluppo.
Da sottolineare però che, nonostante ci siano dei neonati prematuri che crescono con problemi permanenti, la maggioranza di essi ha uno sviluppo (fortunatamente) normale.
La storia di Grace
Grace, è una bimba nata prematura. È venuta al mondo alla 23esima settimana di gestazione e pesava solo un chilo.
Mary Parkins, sua mamma, ha fatto conoscere la sua storia al mondo, condividendo giornalmente la crescita della sua bambina.
Col passare dei giorni, fortunatamente, mamma Mary ha visto dei notevoli progressi nella crescita della sua piccola: le condizioni di salute miglioravano e i parametri si erano finalmente stabilizzati.
La bimba è riuscita a raggiungere i 5 chili di peso proprio nel giorno del suo mesiversario, tanto che Mary, sui suoi profili, ha condiviso questo messaggio:
“Buon complimese, piccola! Non posso credere quanto tu sia cresciuta in così poco tempo! Siamo così fortunati ad essere i tuoi genitori”
Grace è stata una vera e propria lottatrice in quanto solo il 13% dei bambini che come lei nascono alla 23esima settimana, riesce a sopravvivere.
Mary, ha descritto nel dettaglio il complesso e lungo percorso che la sua piccola ha dovuto affrontare, costellati da terapia intensiva, trasfusioni e l’ittero.
Sull’argomento è intervenuta anche Iolanda Minoli, primario emerito di Terapia intensiva neonatale e direttore scientifico della Medicina Perinatale dell’Ospedale universitario San Giuseppe, che ha sostenuto a gran forza che la prematurità non è una malattia, che i bambini prematuri non devono essere curati con dei farmaci ma che devono esser seguiti con la migliore e graduale alimentazione:
“L’importante è fare sì che, con attenzione, pazienza e nutrimento, il piccolo possa essere accompagnato nelle prime fasi della sua vita come se fosse ancora nella pancia della mamma”
L’alimentazione in questo caso, consiste in qualche fleboclisi e soprattutto latte materno. Infatti la dottoressa continua:
“Se la mamma non ne ha si può utilizzare quello delle banche del latte. Ai bambini prematuri ne serve pochissimo: se le loro madri ne hanno in eccesso, quel latte si può conservare e può essere utilizzato per alimentare altri neonati nelle loro stesse condizioni. L’importante è fare sì che, con attenzione, pazienza e nutrimento, il piccolo possa essere accompagnato nelle prime fasi della sua vita come se fosse ancora nella pancia della mamma”