La strage della funivia continua a far parlare.
Questa volta tocca ai dipendenti, che hanno testimoniato riguardo la tragedia di cui sono stati primi spettatori.
I primi spettatori della tragedia della funivia sono stati i dipendenti.
E alcuni di loro sono stati ascoltati nella Procura di Verbania. Grazie ai loro racconti, ai dati raccolti, e soprattutto all incrocio con il materiale video registrato e procurato dagli inquirenti, si riuscirà a fare maggior chiarezza su ciò che è successo.
O meglio. Ciò che è successo, purtroppo, è ben noto a tutti.
Ciò che rimane da sciogliere è di chi sia stata la colpa. A chi si può affibbiare il dolore nel dolore, quello di averne causato.
Leggiamo insieme le parole dei dipendenti della funivia.
“Sembrava un campo di battaglia”
Le testimonianze sono sempre tragiche da ascoltare.
Questo perché principalmente, i racconti dei testimoni sono piuttosto lucidi.
Loro stessi si sforzano per ricordare alla perfezione ciò che successe, in maniera da aiutare, nel loro piccolo, le indagini degli inquirenti.
Racconti che non riescono a essere freddi e distaccati. Uomini a cui viene chiesto di offrire il loro ricordo di una tragedia, allo scopo di far luce il più possibile sulla vicenda.
“Abbiamo seguito i cavi fino alle pendici. Il versante del monte aveva una pendenza dell’80%. Abbiamo trovato un campo di battaglia: c’erano corpi di uomini, donne e bambini ovunque. Uno mi è morto tra le braccia”.
Queste le parole di Cristiano L’Altrella, volontario soccorritore e caposquadra del distaccamento dei Vigili del Fuoco di Stresa, primo ad arrivare sul luogo della tragedia.
“Ho cercato di mettermi in salvo e sono corso via”
Un’altra dichiarazione toccante arriva da Pietro Tarizzo.
Pietro è stagionale da 4 anni alla funivia presso l’impianto di Stresa-Mottarone.
«Ho sentito un forte rumore netto di rottura. Così per impedire alle persone in attesa di avvicinarsi e mettermi in salvo, sono corso via. Ho schiacciato il pulsante che aziona il freno d’emergenza sulla fune traente che però non ha funzionato».
Le sue parole sono forti e drammatiche. Ancora da capire, ufficialmente, perché il freno non abbia funzionato, ma avanza l’ipotesi del forchettone che lo aveva disattivato.