Ci sono importanti novità sul fronte della scuola.
Come tutti sapete, il settore didattico e scolastico, è stato uno dei più colpiti a causa della crisi da coronavirus.
Tantissimi ragazzi hanno perso il bello della scuola, ovvero il contatto con i loro compagni, con gli insegnanti, e con tutto l’apparato scolastico.
Ovviamente, la situazione estrema e particolarmente complicata, ha indotto il Ministero dell Istruzione e il Governo stesso, a porre soluzioni drastiche per docenti, alunni, e personale di supporto.
La Didattica a Distanza (abbreviata in DAD) è stato il leit motiv di questi ultimi mesi.
Eppure, nonostante tutto, ci sono buone notizie per quanto riguarda il ritorno a scuola.
E addirittura, sul tavolo c’è anche una data.
Scuola sì o scuola no?
In questo ultimo anno, segnato dalla crisi epocale causata dal contagio da coronavirus, i fronti dell’opinione pubblica si sono divisa su una annosa questione.
A scuola si va, o a scuola non si va?
La Didattica a Distanza è divenuta realtà per tutte le personalità che vivono di scuola, o degli alunni che ne sono portati a frequentare.
Ma questo è stato anche un grande peso per gli stessi alunni, privati del contatto necessario per la loro giovane età, e per gli stessi insegnanti, alle prese con una nuova modalità di lavoro.
Mentre la questione vaccini continua ad avanzare (nonostante le prime incertezze scaturite dalle problematiche di AstraZeneca), si parla quindi anche di un ritorno a scuola.
Ritorno a scuola, ecco la data
Questa mattina, il Ministro dell Istruzione Patrizio Bianchi, ha avuto un fitto colloquio con i sindacati.
Le soluzioni riguardo la scuola, come la data prevista per il ritorno, sono le seguenti:
si ritorna a scuola il primo settembre.
O almeno questo è l’obiettivo di tutto il Governo.
Lo stesso Bianchi afferma che sarà il “nostro principale obiettivo tornare a scuola dopo l’estate“, anche se bisognerà fare i conti con i sindacati e le giunte comunali.
Un’altra preoccupazione parallela è quella degli insegnanti vaccinati.
“Non abbiamo avuto dati a sufficienza, forse colpa della burocrazia. Ma i numeri iniziano a essere incoraggianti“