Queste sono state le pesantissime parole che l’ivoriano ha rilasciato qualche ora fa. Ecco cosa è uscito fuori.
Cosa è successo
“Non ho altro da aggiungere se non la preghiera che rivolgo a coloro che intendessero ancora dedicare il loro tempo a questa storia: invito tutti a non credere alle mie parole ma di leggere gli atti che ho sopra riportato prima di parlarne e che io metto a disposizione di chiunque fosse ancora interessato”
Così ha concluso la lettera scritta di suo pugno, Rudy Guede. La lettera è stata mandata e poi diramata dall’Ansa.
In tale scrittura, ci sono tutte le risposte che l’ivoriano ha voluto dare a tutte le accuse che gli sono state mosse in questi anni. Con l’uscita del libro che parla della tragica morte di Meredith Kercher, l’attenzione mediatica sul caso si è nuovamente accesa e il ragazzo ha appunto voluto togliersi qualche sassolino dalla scarpa: ecco cosa ha scritto.
La lettera scritta da Guede
Con molta calma, inizia la lettera rispondendo a tutti i millantatori che lo accusavano di non avere un permesso di soggiorno e che avrebbe dovuto esser cacciato dall’Italia per questo:
“Apprendo ad esempio che dovrei essere espulso in quanto privo di permesso di soggiorno e che il questore di Viterbo stia commettendo un reato nel non emettere un decreto di espulsione: ebbene si tranquillizzi chi lo sostiene in quanto sono in possesso di un regolare permesso di soggiorno e senza il quale tra l’altro non potrei lavorare dove lavoro. Apprendo che secondo alcuni sarei stato condannato per omicidio volontario e non ‘in concorso’ con altri (noti o ignoti che siano) ma le sentenze di primo e secondo grado affermano tale circostanza e la Cassazione conferma le precedenti”
Dopo la precisazione anche sulla sentenza di omicidio “in concorso”, ha risposto anche alle accuse riguardanti i suoi precedenti:
“Ho letto e sentito nuovamente tante inesattezze che riguardano il mio passato e i miei precedenti prima della tragedia e che mi descrivono come un ladruncolo già noto alle autorità di polizia, quando invece nella mia sentenza si parla di ‘pregressa incensuratezza’;”
Per quanto riguarda poi l’assassinio della giovane ragazza inglese, aggiunge:
“Ho letto e sentito nuovamente che avrei barbaramente assassinato la povera Meredith quando nelle sentenze si esclude che sia io ad aver sferrato i colpi mortali (anzi nelle sentenze si sottolinea che io avrei tentato di tamponare le ferite); e come queste tante altre circostanze inesatte sulle quali non intendo più discutere perché non era mia intenzione riaprire ferite mai chiuse e rinnovare il dolore dei protagonisti di questa storia, primi tra tutti i familiari della ragazza inglese”
E poi conclude:
“Non ho altro da aggiungere se non la preghiera che rivolgo a coloro che intendessero ancora dedicare il loro tempo a questa storia: invito tutti a non credere alle mie parole ma di leggere gli atti che ho sopra riportato prima di parlarne e che io metto a disposizione di chiunque fosse ancora interessato”