Si torna a parlare del giallo della morte di Liliana Resinovich. Stavolta però, ci sono importanti novità dai consulenti del pm.
Cosa era accaduto
La morte di Liliana Resinovich, è a tutti gli effetti uno dei casi irrisolti, maggiormente passati sotto la lente dell’attenzione degli italiani. Anche molti programmi come “Chi l’ha visto?” e “Quarto grado” si sono sempre interessati e hanno sempre esposto le ultime novità sul caso.
Il tragico evento, accaduto il 14 dicembre scorso, è stato soprannominato il “Giallo di Trieste”.
La donna si sarebbe allontanata dalla casa nella quale viveva con suo marito, Sebastiano Visintin, per poi sparire nel nulla per giorni. Fino a quando ogni speranza di ritrovarla viva, è sparita con il ritrovamento del suo corpo esanime, il 5 gennaio successivo, in un parco a pochi passi dall’ex ospedale psichiatrico di Trieste.
Tutte le novità sul caso
In questi giorni, la Procura della Repubblica ha dichiarato che i due consulenti incaricati di indicare l’epoca della morte di Lilly (come veniva chiamata dagli amici) e le cause che ne hanno determinato la morte, ovvero Fabio Cavalli e Fulvio Costantinides, hanno finalmente reso noto il contenuto della loro consulenza data al Pm.
“Morte asfittica tipo spazio confinato (plastic bag suffocation), senza importanti legature o emorragie presenti al collo. Il decesso risalirebbe a 48-60 ore circa prima del rinvenimento del cadavere stesso.”
Questa è stata la prima conclusione alla quale i due sono arrivati. Dunque è stato appurato una volta per tutte che la causa del decesso è stata il soffocamento.
In più sul corpo della donna non sono stati trovati segni di violenza per mano altrui o di lesioni da difesa. Inoltre è stata esclusa anche l’assunzione di droga o farmaci, infatti i due scrivono:
“Il cadavere non presenta lesioni traumatiche possibili causa o concausa di morte, con assenza per esempio di solchi e/o emorragie al collo, con assenza di lesioni da difesa, con vesti del tutto integre e normo-indossate, senza chiara evidenza di azione di terzi”
Ora però, alla luce di ciò che è emerso, sta alla Procura della Repubblica di Trieste decidere sul da farsi: potrà decidere se andare avanti con le indagini preliminari o di considerarle completate.