Altro triste addio nel mondo cinematografico italiano. In quest’anno tremendo, stiamo assistendo alla scomparsa di tante figure illustri del mondo dello spettacolo. La cosa ancora più triste, in questo caso, è che si tratta di una ragazza giovane e molto promettente del cinema italiano.
Si tratta della regista Martina Di Tommaso ed aveva appena trentuno anni e con i suoi documentari, tra Bari e Roma, raccontava storie di donne e di periferie. Si era diplomata al Centro sperimentale di cinematografia a Roma per poi tornare nella sua città natale a insegnare nell’Accademia del cinema di Enziteto. Il suo soggetto ‘Via della Felicità‘ aveva vinto il premio Solinas, ora stava preparando un film sull’esperienza della Casa delle donne. Continua a leggere per i dettagli.
La terza documentarista pugliese che ci lascia
La giovane regista Martina Di Tommaso ci ha lasciati, e con lei tutti i suoi stupendi documentari. Si tratta di un altro duro colpo per il mondo del documentario italiano, e nello specifico quello pugliese, perché dallo scorso novembre con Valentina Pedicini e poi a gennaio con Cecilia Mangini, sono tre le documentariste di questa regione a lasciarci. Tre generazioni diverse, con diversi modi di raccontare, ma la stessa bravura. Martina, in particolare, era molto dotata, ma ciò che più la contraddistingueva era la sua determinazione. Lo ha dimostrato scegliendo di raccontare uno dei quartieri più difficili di Bari, San Pio.
Il premio Solinas per il documentario ‘Via della Felicità’
Dopo la sua formazione a Roma, ha scelto di tornare in Puglia, dove ha cominciato ad insegnare a Enziteto. È in questo periodo che ha scritto e ripreso il suo documentario ‘Via della Felicità‘, vincitore successivamente del premio Solinas. In occasione di quest’ultimo, la donna è stata intervistata dalla Repubblica: “Volevo scaturisse da questo quartiere, che avesse una sfaccettatura al femminile – parlando di Enziteto -.
Io e Elisa Amoruso ci siamo riconosciute subito. Quando mi ha detto che stava per partire ho capito di aver trovato il mio film. Lo faceva per la sopravvivenza, e per tirare fuori i suoi figli da Enziteto. Avevo davanti una donna coraggiosa, che emigrava da sola, e per le donne è cosa rara”