Questo è stato l’estremo gesto al termine del drammatico epilogo della lite. Ecco cosa è accaduto e dove.
Una tragedia cruenta
Ci solo alcuni aggiornamenti da fare riguardanti la morte di Lilia Patrunjel.
La donna aveva solamente 41 anni ed è stata uccisa dal suo compagno (convivente), Alexandru Ianosi, 6 anni più piccolo di lei, nella notte tra il 22 e il 23 settembre scorso, nel salotto della loro abitazione in via Mantegna, a Spinea, in provincia di Venezia.
La vittima è stata martoriata ripetutamente con un coltello. Delle coltellate subìte, due (al torace e al ventre) sono state fatali.
All’interno della casa, anche nel momento in cui si consumava la tragedia, loro figlio piccolo, di soli 4 anni.
La motivazione scatenante del litigio, è stata la decisione di Lilia di lasciare il proprio partner che da sempre la percuoteva.
La donna non poteva più subire l’inaudita violenza che ogni giorno era presente in quella casa.
Lilia aveva persino denunciato l’aggressore, salvo poi ritirare la querela e bloccare l’iter giudiziario.
L’uomo è stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal legame della convivenza.
Il gesto estremo
“Una volta era arrivato a dirle: Ti faccio a pezzi e ti spedisco in valigia a tua madre in Moldavia”
Queste le parole che l’aggressore ha urlato alla vittima, secondo la testimonianza di un’amica di Lilia.
“Lo sapevano tutti che quell’uomo era un violento, sapevano tutti che sarebbe finita così”, aggiunge.
Poi, ha svelato il precedente:
“Ad agosto l’aveva mandata all’ospedale: schiaffi, calci, pugni. Una vera e propria aggressione. D’accordo, lei aveva rimesso la querela, ma possibile che non sia stato possibile comunque allontanare di casa quell’uomo? C’erano le dichiarazioni, c’erano le ferite. Era finita in pronto soccorso”
Queste sono state le parole che l’amica della donna ha concesso recentemente.
Nessuno si capacita del perché sia potuta succedere una cosa del genere, nonostante i presupposti per un allontanamento c’erano tutti.
Ma a far discutere maggiormente, è stato il gesto che l’uomo ha compiuto dopo aver ucciso la donna.
Alexandru, dopo aver martoriato il corpo della compagna, ha chiamato la polizia, che l’ha trovato all’interno dell’appartamento, con una scopa conficcata nell’occhio.
Al momento l’uomo si trova in rianimazione, in prognosi riservata all’ospedale dell’Angelo.
Il nodo della questione, è capire se l’uomo si sia autoinflitto una pena fisica, rendendosi conto di ciò che aveva appena fatto o se sia stata la stessa Lilia a conficcare il manico della scopa nell’occhio del suo aggressore nel tentativo di difendersi.
Lo stesso avvocato difensore ha chiesto di ricevere una relazione completa e dettagliata sull’accaduto.
Il dubbio rimane in quanto se veramente l’uomo avesse voluto suicidarsi (data la profondità della ferita), avrebbe scelto sicuramente una via più breve e meno dolorosa.
Al momento si può solamente escludere la pista di una regolazione di conti: non ci sono terze persone coinvolte.
I dubbi dunque, soprattutto dal punto di vista medico, rimangono. Per ulteriori sviluppi, bisognerà ancora attendere qualche settimana.