La vita comunitaria all’interno del condominio può stare stretta. Spesso i problemi nascono dalla scarsa educazione e dall’inerzia dell’amministratore. Ma cambiare è possibile: i condomini hanno più potere di quanto non credano.
La vita di palazzo
Come ogni comunità, anche quella condominiale riserva gioie e dolori. A confermarlo sono proprio i numeri di questa inchiesta, che raccoglie le confessioni di quasi 3 mila condomini sulla convivenza ravvicinata (e forzata) tra le mura di un condominio. Cosa pensano gli italiani che abitano in condominio della vita comunitaria? Quali sono le loro esperienze sui rapporti con i vicini e con l’amministratore, sulle assemblee condominiali, sui lavori di manutenzione e sulle spese comuni? Condividere i costi e gli spazi è un vantaggio o uno svantaggio?
Le principali lamentele
Ognuno ha il suo incubo personale, un’insofferenza che innervosisce e spesso porta alla lite, nei casi peggiori destinate a finire male, come sappiamo dalla cronaca nera. Sotto la facciata della tolleranza reciproca, insomma, non di rado si nascondono scontento e disagio. Una delle cause di scontro condominiale in genere è il rumore, che può diventare molesto quando è ripetuto e costante. Pensiamo per esempio al vicino che ascolta la radio a un volume eccessivo, al picchiettare dei tacchi della signorina al piano di sopra in ore inopportune, all’abbaiare del cane lasciato solo dal nostro dirimpettaio. Diverse lamentele nascono dall’inadempienza dell’amministratore, una figura controversa.
Condomino, attivati
Le difficili relazioni condominiali portano spesso a un senso di frustrazione. Il più delle volte ci si adegua a malincuore a decisioni prese da altri, pensando di non avere spazio per esprimere i propri bisogni. In verità, per quanto sia datato il Codice civile che stabilisce le regole di condominio, esistono regole e strumenti utili per affrontare in modo attivo i problemi più comuni.
Un caso tipico in cui i condomini possono attivarsi in prima persona è la convocazione dell’assemblea per esigenze particolari, per esempio per discutere del riscaldamento.
È necessario, però, che a sollecitare l’amministratore siano non meno di due condomini e rappresentino almeno un sesto dell’edificio.
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