Quando torneremo alla normalità? Questa è la domanda che ci stiamo ponendo tutti. Perché oltre a milioni di morti, questo virus sta uccidendo la nostra socialità. Un problema non da poco, dato che l’essere umano è di natura un “animale sociale”. Oltre a queste problematiche, che già di per se potrebbero bastare, si aggiunge anche la difficoltà che i ragazzi stanno riscontrando con la didattica a distanza.
Questo in futuro potrebbe causare qualche “buco educativo”. Per questo in molti si stanno chiedendo quando potremo tornare a vivere la vita pre-coronavirus. A rispondere a queste domande ci ha pensato Giovanni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute.
La normalità tra 7-15 mesi
Secondo il Direttore la normalità tornerà tra i sette e i quindici mesi, con il presupposto però che ci siano almeno 240mila vaccinazioni al giorno. Questo è il parere che ha espresso Giovanni Rezza in sede di audizione presso la Commissione Sanità al Senato sui vaccini anti-Covid. Parere che gode del conforto scientifico ma che deve fare i conti con una campagna vaccinale che al momento sui volumi ancora zoppica. Questa ipotesi di ritorno alla normalità è stata giustificata così in commissione: “Abbiamo recentemente messo a punto insieme all’Istituto superiore di sanità (Iss) e la Fondazione Bruno Kessler un modello matematico. Modello per cercare di capire, se noi vacciniamo a un certo ritmo, quando riusciremo a tornare a una ‘pseudo normalità’ nello stile di vita. Ebbene, se assumiamo che ci sia una protezione dell’infezione e non solo della malattia e che la vaccinazione protegga almeno per 2 anni, vaccinando 240mila persone al giorno riusciremo in 7-15 mesi a tornare alla normalità”
Le condizioni da cui non si può prescindere
A questa ipotesi però c’è una condizione da cui non si può prescindere, condizione che chiama in causa l’azione del governo e delle strutture adibite a combattere il covid. Così quindi ha dichiarato Giovanni Rezza: “E’ chiaro che questo deve essere condizionato dal fatto che riusciamo a stabilire un numero quotidiano di vaccinazioni elevato.
E a mantenere in questo momento una fase di contenimento e mitigazione dell’epidemia; quindi ad ottenere il risultato nel giro di un certo periodo di tempo. Oggi i vaccini stanno aumentando, non disperiamo di averne altri nel giro di pochi mesi”.