La linea dura del Governo non cambierà.
Le numerosissime vicende che in questi giorni hanno attanagliato il nostro Paese, non smuovono di un centimetro il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte.
Proteste, sit-in, rivolte. Tutto ciò non ha scalfito di una virgola la posizione del Governo e i pensieri del premier.
A tal proposito, Giuseppe Conte è intervenuto in un’intervista concessa al Fatto Quotidiano.
Il nuovo DPCM, come è entrato in vigore, non cambierà.
Giorni di proteste
Sono stati giorni di proteste queste in tutta Italia.
Abbiamo visto come a Torino, Napoli, e Roma, si siano organizzate diverse manifestazioni contro le chiusure programmate dal nuovo DPCM entrato il vigore il 26 di ottobre.
Moltissimi cittadini si sono detti stufi dei continui emendamenti del Governo. Le categorie più colpite dalle manovre dello Stato (pensiamo ai ristoratori, lavoratori intermittenti, giovani, ecc.) sono scese in piazza a protestare, insieme ad altri cittadini come loro delusi. Delusi da un Governo che, a detta loro, non sa più dove andare a parare.
Effettivamente, diverse norme indicate dal nuovo DPCM sono apparse piuttosto contraddittorie. E, soprattutto, molto penalizzanti per le categorie prima accennate.
Giuseppe Conte ha deciso di non prestare ascolto ai gridi di protesta, e ha confermato l’entrata in vigore del nuovo DPCM.
A cosa serve il coprifuoco? Le parole di Giuseppe Conte
Durante l’intervento, la testata del Fatto Quotidiano ha cercato di porre chiarezza sul nuovo DPCM.
In particolare, sono stati chiesti al premier le motivazioni che hanno portato a queste drastiche decisioni.
Giuseppe Conte si è detto sicuro delle sue scelte, e ha elencato i diversi motivi che hanno costretto l’Italia a generare coprifuoco in tutta Italia.
- limitare la movida,
- defluire i mezzi pubblici, almeno la sera,
- ridurre i contatti e di conseguenza i contagi,
- ridurre la lista delle persone da contattare in caso di positività di un individuo. Non uscendo più la sera e vedendo sempre di meno amici e familiari, la lista dei contatti si accorcia notevolmente in caso di positività.
Il premier ha dunque confermato la linea dura, in vigore per altri 30 giorni circa.
Ma è davvero la scelta giusta? Cos’altro avrebbe potuto fare lo Stato?