Luigi Di Maio è in pericolo di vita: messaggi di vicinanza da tutti i politici
Lo stato islamico è tornato a minacciare l’Italia, ed in particolar modo Roma, e la sua classe politica.
“fra i principali bersagli dei mujaheddin”, mettendo nel mirino il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio. Sui canali digitali che continuano a diffondere la propaganda jihadista è apparso giovedì un lungo testo di al-Naba, la rivista ufficiale dell’Isis.
La rivista prende in giro la coalizione (che erroneamente sostiene sia stata formata “otto anni fa”: in realtà è stata costituita nel settembre 2014) per la sua presunta incapacità di sconfiggere lo Stato Islamico in Iraq e Siria, minacciando di infliggere una “sconfitta duratura” ai “crociati e ai loro alleati apostati“. L’editoriale sottolinea le preoccupazioni dell’Italia circa l’insorgenza delle bandiere nere in Africa (compresa la regione del Sahel dell’Africa occidentale) e le potenziali minacce all’Europa.
“Il ministro degli Esteri italiano ha ammesso che ‘non basta affrontare lo Stato Islamico in Iraq e Siria, ma bisogna guardare ‘altri luoghi in cui è presente, visto che l’espansione dello Stato Islamico in Africa e il Sahel è ‘preoccupante’, affermando che proteggere le regioni del Sahel significa ‘proteggere l’Europa’”,
I messaggi di solidarietà
I messaggi di solidarietà arrivano da tutte le forze politiche.
Renato Brunetta, attuale ministro della pubblica amministrazione afferma:
“Erano anni che un nostro ministro degli Esteri non riceveva minacce esplicite. Intollerabili oggi più che mai: l’Italia di Mario Draghi è solida nella sua identità nazionale, orgogliosa della sua collocazione nell’alveo della civiltà occidentale, europea e atlantica, nemica di ogni fondamentalismo, ferma nel contrasto all’espansione del terrorismo islamico in Nord Africa e negli Stati sub-sahariani, a protezione dell’intera Europa e, in primis, del nostro Paese, ingresso naturale del terrorismo jihadista”
Messaggi di solidarietà anche da parte di Enrico Letta, Federico D’incà, Giorgia Meloni, e molti altri politici