Emergono nuovi indizi sulla morte di Luana D’Orazio, la ragazza di 22 anni deceduta per un incidente sul posto di lavoro.
Nell’inchiesta, è sbucata una foto che ritrae una ragnatela sul macchinario che ha portato al tragico esito.
Luana D’Orazio è morta sul lavoro, mentre stava operando con un orditoio.
Ne è finita risucchiata in una fessura di appena 40 centimetri, dove la ruota dell’ingranaggio con un solo giro (almeno così sembra) ha stritolato il suo corpo indifeso.
Lo scalpore che ha generato questa vicenda ha gettato nuove ombre sulla sicurezza nei posti di lavoro; purtroppo, in Italia, sono quasi mille i morti sul lavoro.
Un problema forse troppo spesso nascosto sotto il tappeto, che riemerge violentemente ogni qualvolta accade una vicenda così terribile.
Forse dovremmo iniziare a rivederne le procedure.
Lo strazio del fidanzato di Luana
Luana aveva 22 anni e un bambino di 5 anni.
Viveva insieme ai suoi genitori, e da quasi due anni aveva una relazione con Alberto Orlandi, di anni 28.
Proprio Alberto è uno dei più affranti dalla vicenda, e soprattutto vuole vederci chiaro.
“Voglio sapere cosa è successo, voglio sapere come è morta”.
Tramite il suo legale, Giuseppe Nicolosi, veniamo a sapere dello stato di Alberto.
“Si è rinchiuso in una bolla, attende solo la verità. È confuso, ma ha pieno diritto di essere messo a conoscenza di quello che è accaduto”.
La foto incriminante
Nelle ultime ore si è parlato di una particolare foto che potrebbe gettare nuove ombre sulla vicenda.
Nella foto, infatti, vediamo ritratta una ragnatela sul macchinario che stava usando Luana.
Secondo l’accusa, quella ragnatela era simbolo di inagibilità, e soprattutto di noncuranza e segno di un lungo stop.
Per un raffronto, è stato preso in esame il macchinario gemello, che si trovava di fronte al fatale orditoio.
Secondo i legali di Luana Coppini, la titolare dell’omonima azienda, quella foto non dimostra nulla.
E soprattutto, si parla del corretto funzionamento del meccanismo di difesa, quella serranda che avrebbe potuto salvare Luana D’Orazio.
Ma allora, cosa è successo veramente?