Ucciso di botte a 19 mesi

Bimbo ucciso a Novara ergastolo a madre e al convivente

Il brutale omicidio

Leonardo, 20 mesi, morto dopo lunghi maltrattamenti. Il pm: “La mamma non ha fatto nulla per impedirli, anzi inviava agli amici le foto del piccolo col volto tumefatto”
Arriva la sentenza del delitto commesso nel maggio 2019 a Novara, la madre e il convivente del piccolo Leonardo sono stati condannati a 2 ergastoli.
Per l’omicidio sono stati condannati la madre Gaia Russo e il compagno dell’epoca della donna, Nicolas Musi. La corte ha accolto la richiesta del pm Silvia Baglivo.
Per l’accusa, ad uccidere materialmente il bimbo, il 23 maggio 2019, fu Musi, all’epoca compagno della madre, per cui il pm ha chiesto anche 18 mesi di isolamento diurno, ma il comportamento della madre ha rafforzato l’intento omicida del suo compagno. Sostenne il procuratore delle indagini di Novara, Marilinda Mineccia: Una “violenza inaudita, non degna di un essere umano”

Il gesto disumano

L’autopsia stabilì che a provocare la morte del bambino fu un violento colpo all’addome, con conseguente emorragia al fegato, che portò al decesso in meno di mezzora. Sul corpicino, il medico legale riscontrò ecchimosi e lesioni un po’ ovunque: sul capo, sul torace, sulla schiena, persino sui genitali. Lesioni che risalivano alla mattina stessa del decesso nell’ambito di un quadro di maltrattamenti pregressi.

“Non solo Gaia Russo non ha fatto nulla per impedire il delitto e nemmeno per evitare i maltrattamenti, ma ha sempre fornito alibi per Musi, lo ha coperto finché ha potuto”, ha detto della donna la pm Baglivo. Il pm ha parlato per quasi tre ore: una requisitoria precisa, che si era conclusa con la richiesta di due ergastoli, poi commutata in via definitiva.

Gaia avrebbe potuto evitare che l’escalation di violenza, iniziata due mesi prima da Musi, arrivasse al punto di non ritorno, ma non ha fatto nulla. Così come non ha fatto nulla quando le botte inflitte a Leonardo lo avevano ridotto in fin di vita: non l’ha portato al pronto soccorso, non gli ha nemmeno dato un anti-dolorifico. Anzi, inviava agli amici le foto del bimbo con il volto tumefatto per i colpi, in modo da farsi prestare soldi per ‘cure mediche’ che mai faceva“.


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