Siamo in Turchia, panorama della Valle delle Farfalle, un luogo splendido, un angolo incontaminato, un paradiso. È un posto dove spesso le coppie vanno, per ricongiungersi, per festeggiare, un posto dove il romanticismo la fa da padrone. Non è questo il caso però di Hakan Aysal e la moglie Semra, quaranta e trentadue anni. Lei incinta al settimo mese.
È qui che Hakan decide di scattare l’ultimo selfie insieme con le spalle che danno ad una bellissima baia. Si l’ultimo perché poi decide brutalmente di spingere la moglie incinta dalla scogliera alta trecento metri. Perché Hakan Aysal avrebbe fatto questo gesto estremo alla madre del figlio ancora in grembo? Ve lo spieghiamo subito.
Le accuse
Ripartiamo dalla foto. Come vi anticipavamo, lo scatto mostra la coppia in posa, sorridente con alle spalle il panorama della Valle delle Farfalle, un angolo incontaminato di paradiso in Turchia, dove gli sposi si trovavano in vacanza. Poco dopo quel selfie, la donna farà un volo di trecento metri giù dalla scogliera. I fatti risalgono a giugno 2018 e in una prima versione dei fatti, sembrerebbe trattarsi di un drammatico incidente. Gli investigatori però non sono convinti della tesi e vanno avanti, approfondendo e indagando. E dopo tre anni di indagini, ecco la conclusione: non si tratterebbe di un incidente ma di un omicidio premeditato. Questa l’accusa formulata nei confronti dell’uomo, che dallo scorso novembre si trova in custodia cautelare. Se l’accusa dovesse essere confermata, Hakan Aysal rischia l’ergastolo.
Le parole di Hakan Aysal
Secondo la procura del distretto di Fethiye, l’uomo avrebbe approfittato di un momento di tranquillità e in assenza di testimoni avrebbe spinto la moglie dalla scogliera, così da poter poi incassare l’assicurazione sulla vita del valore di quattrocento mila lire turche (ovvero più di quarantasette mila euro), che lui stesso aveva sottoscritto alla moglie.
“Non conoscevo le clausole del contratto nel dettaglio, ha preparato tutto il funzionario della banca. Io ho solo accompagnato mia moglie a firmare” e ancora
“Dopo aver scattato la foto, mia moglie ha riposto lo smartphone in borsa. Quando, più tardi, mi ha chiesto di recuperarlo, mi sono alzato e ho fatto qualche passo per tirarlo fuori. È stato allora che ho sentito le sue urla, ma quando mi sono girato non c’era già più. Non sono stato io a spingerla: è caduta giù”
Queste la parole di Aysal in risposta alle accuse che gli sono state fatte. Ad aggravare la situazione però sono le dinamiche dell’accaduto che vedono la coppia fermarsi per ben tre ore nel luogo della fotografia, sul ciglio del precipizio. Questo spiegherebbe perché l’uomo sarebbe voluto rimanere lì così a lungo… stava solo aspettando il momento giusto. Una tragedia.