YARA GAMBIRASIO, È APPENA ARRIVATA LA NOTIZIA: ECCO COSA STA SUCCEDENDO

Incredibile colpo di scena potrebbe togliere l’ergastolo a Massimo Bossetti, accusato 4 anni fa di aver ucciso la giovane Yara Gambirasio.

Cos’era successo

Facendo un passo indietro nel tempo, ricordiamo cosa successo quel maledetto 26 novembre del 2010: di Tara quella sera, si perdono completamente le tracce.
Il suo corpo privo di vita viene ritrovato solamente il 26 febbraio dell’anno dopo, in un campo aperto di Chignolo D’Isola.
All’epoca aveva solamente 13 anni e come sempre, alle 17:30 si era recata presso il centro sportivo del suo paese dove era attesa per gli allenamenti di ginnastica ritmica.
Ma da lì non fece più ritorno a casa: subito è partita la denuncia per la sparizione e le forze dell’ordine hanno subito aperto un fascicolo per sequestro di persona.
Come già detto, il suo corpo verrà trovato solamente 3 mesi dopo, fortuitamente da un aeromodellista.
Sul corpo privo di vita, numerosi colpi di spranga, un trauma cranico e una profonda ferita al collo, accompagnate da almeno sei ferite da arma da taglio.
La condanna per Massimo Bossetti però, è arrivata solamente il 12 ottobre del 2018, con la sentenza che lo ha costretto all’ergastolo.
L’allora 44enne di Mapello, muratore incensurato, sposato e padre di 3 figli, è stato condannato con l’accusa di omicidio.
Però, qualche ora fa, è venuta fuori una notizia che potrebbe ribaltare le sorti della sentenza.

La condanna al Pm

Infatti il caso di Yara, potrebbe essere tutt’altro che risolto.
Il gip di Venezia (Alberto Scaramuzza), ha disposto l’iscrizione nel registro degli indagati la pm Letizia Ruggeri che in passato si era occupata del caso della giovane uccisa, per frode processuale e depistaggio.
A seguito di una cancelliera presentata dai legali di Massimo Bossetti, si scopre che la vicenda riguarda la presunta non corretta conservazione di reperti dell’inchiesta. Tali reperti, sono gli stessi che hanno portato dietro le sbarre il muratore di Mapello.
Stiamo parlando di ben 54 campioni di Dna che erano stati rinvenuti sul corpo della 13enne e che i legali di Bossetti chiedono da tempo di poter analizzare.
Per Claudio Salvagni infatti, il cambio di destinazione delle 54 provette (contenenti la traccia biologica mista di vittima e carnefice, che sono state spostate dal frigorifero dell’ospedale San Raffaele di Milano all’ufficio Corpi di reato del tribunale di Bergamo) potrebbe aver deteriorato il Dna per via dell’interruzione della catena del freddo.

Per il gip, tale provvedimento contro la pm che condusse le indagini e sostenne l’accusa nel processo a Bergamo, è l’unico provvedimento adottabile a fronte di una denunzia-querela e in un atto di opposizione presentato dai legali di Bossetti.

Ora tocca alla Pm dimostrare di aver agito in buonafede.


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